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Certezza della penna

Ci sono giorni in cui il lettore italofono chiede giustizia oppure ci sono giorni in cui andrebbe rassicurato, per esempio quando impiega inutilmente tutti i suoi sforzi nel leggere Infinite jest in lingua originale. Imprese che provano la sua autostima, che lo fanno sentire un povero peccatore. La carne del lettore è debolissima, egli può rifuggiarsi in noir non eccelsi come L’uomo dei cerchi azzurri di Vargas – quello sì tradotto.
Il lettore ci prova in tutti i modi a liberarsi della zavorra della traduzione in italiano. Allora ricomincia con tenacia dai classici, ad esempio si butta su Sons and Lovers di Lawrence. E poi scopre questo:
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Molte battute di Mr. Morel sono in dialetto, il lettore non capisce molto, spera nell’aiuto divino per le prossime quattrocento pagine nel senso che spera che Mr. Morel muoia quanto prima o che diventi improvvisamente afono.
Eddai però. Romanzo sui minatori pubblicato e scritto nel 1913, dovevi aspettartelo l’ inglese da classe operaia, bravi i fessi che non leggono le trenta pagine di introduzione e note al testo della pregevole collana Oxfor World ‘s Classics. Vi meritate il gergo operaio di domenica dopo pranzo.

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